Pokémon Go: pro e contro

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Dall’uscita di questo gioco abbiamo potuto notare, soprattutto sui social, reazioni di natura opposta o contraddittoria.

Da un lato abbiamo i giocatori, non solo bambini ed adolescenti, che dopo anni passati solitari su un divano davanti allo schermo vedono realizzare il loro sogno di poter giocare alla luce del sole per le strade della città, trovando i piccoli mostri (coi quali molti erano cresciuti, ricordando ancora a memoria i 151 nomi) e poter vivere in prima persona quel famoso “Gotta catch’em all”.

Dalla parte opposta troviamo tutti quegli utenti che fino ai primi giorni di luglio si lamentavano del fatto che le nuove generazioni non uscissero più a giocare e che ora vorrebbero mordersi la lingua.

Il rischio esiste, inutile che i giocatori lo neghino, ma non è certo differente da quanto successo all’uscita di altri eventi mediatici di uguale o maggiore portata quali furono Whatsapp e Facebook qualche anno fa (ma per i quali nessuno poteva ancora, per ovvie ragioni, postare la propria opinione sul proprio profilo).

Più concretamente potremmo chiederci come mai dei ragazzini di 10 anni possano giocare a questo gioco ed essere quindi in possesso di dispositivi abbastanza costosi e recenti e dotati di connessione internet, senza alcun controllo, divieto o limitazione da parte dei genitori.

Diventare o meno degli automi, giocare in maniera ossessiva, alla guida, senza più guardare la strada oppure entrando in proprietà private o luoghi pericolosi è, ancora una volta, scelta dell’utente, non un’imposizione data dal gioco.

Per concludere, a parer nostro, il problema non è dato dal gioco in sé, essendo un prodotto creato con un solo fine di svago e divertimento, ma che la vera minaccia sia nascosta nella cattiva educazione al mondo digitale ed alla reazione alle novità di questo genere (il che vale sia per i giocatori, sia per chi non lo scaricherà mai).